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Accreditamento 193696
Titolo CONGRESSO REGIONALE ANMDO SARDEGNA. IL FARMACO TRA INVESTIMENTI IN SALUTE E PRODUZIONE DI VALORE. NUOVI PARADIGMI NELLE POLITICHE DEL FARMACO E DELLA RICERCA IN SARDEGNA.
Data inizio 19/05/2017
Data fine 19/05/2017
Obiettivo N.11. Management sanitario. Innovazione gestionale e sperimentazione di modelli organizzativi e gestionali.
Ore 6
Crediti 6,0
Professioni Medico chirurgo, Farmacista
Discipline Farmacia ospedaliera, Direzione medica di presidio ospedaliero , Organizzazione dei servizi sanitari di base
Quota iscrizione Partecipazione gratuita
Luogo Cagliari, T-Hotel
Indirizzo Via dei Giudicati 66, Cagliari
Sponsor Evento multisponsor
Resp. scientifico Dottor Sergio Pili
Razionale L'instabilità del quadro macroeconomico osservato nell'ultimo decennio di storia italiana, ha prodotto profondi cambiamenti nel funzionamento della pubblica amministrazione. L'urgenza di mettere in sicurezza i conti pubblici ha spinto i decisori politici a introdurre nuovi strumenti di razionalizzazione della spesa individuando rigidi tetti e complessi quanto macchinosi processi di revisione (c.d. spending review).
In questo contesto il fattore di spesa più fortemente attenzionato è stato il settore farmaceutico con un'articolata impalcatura normativa rivolta soprattutto alla regolamentazione dei processi di introduzione sul mercato dei farmaci innovativi e ad alto costo.
Ma è davvero la spesa farmaceutica, o meglio, è ancora la spesa farmaceutica il tallone d’Achille della stabilità del SSN?
L'osservatorio farmaci del CERGAS, in un documento pubblicato nel luglio del 2015 (Report 35), ha analizzato la politica e la spesa farmaceutica dal 2001 al 2014 e proposto alcune proiezioni per il triennio 2015-2017. Una prima interessante evidenza del rapporto è che l'assioma secondo cui la spesa farmaceutica è responsabile della crisi finanziaria del SSN e del disequilibrio che in tempi medio lunghi potrebbe interessare il sistema sanitario italiano è smentito dai dati. Non solo il SSN (e gran parte delle Regioni) ha raggiunto fin dal 2012 l'equilibrio economico-finanziario, con un'incidenza della spesa SSN sul PIL ferma a poco più del 7% negli ultimi cinque anni, ma nel generale contesto di contenimento della spesa sanitaria, l'assistenza farmaceutica ha dato un contributo importante alla tenuta dei conti. L'incidenza della spesa farmaceutica sulla spesa SSM, inclusi i farmaci acquistati dalle aziende sanitarie, è passata dal 18,2% nel 2001 al 15,3% nel 2013. Nello stesso periodo la spesa farmaceutica è cresciuta del 23%, la spesa sanitaria pubblica, al netto di quella farmaceutica, del 50%.
Il secondo dato rilevante è che il mix è variato in modo consistente nel periodo considerato e la spesa farmaceutica è sempre più generata dagli acquisti diretti delle aziende sanitarie e sempre meno dalla distribuzione attraverso le farmacie aperte al pubblico. I farmaci acquistati dalle aziende sanitarie pubbliche rappresentano oggi il 47,5% della spesa complessiva per farmaci a carico del Ssn (contro il 18,2% nel 2001).
La dinamica complessiva della spesa farmaceutica nel decennio appena trascorso è stata caratterizzata da:
- un forte controllo,
- un contenuto aumento della spesa a carico dei pazienti,
- uno spostamento della spesa per i farmaci dalla convenzionata alla diretta.
Nell'immediato futuro questo spostamento tenderà a crescere per l'ingresso sul mercato di nuovi farmaci ospedalieri destinati ai ricoverati, soprattutto oncologici, e alla distribuzione diretta e per conto, (DD e DPC) come quelli per il trattamento dell’Epatite C.
Il consumo dei farmaci a carico del SSN dispensati dalle farmacie aperte al pubblico registrerà nei prossimi anni tassi di crescita molto modesti (1,6% nel 2016 e 1,9% nel 2017).
Già oggi (rapporto Osmed 2015) la prima categoria terapeutica a maggior spesa pubblica, pari a quasi 3 miliardi di euro (48,7 euro pro capite), è rappresentata dai farmaci antineoplastici ed immunomodulatori che hanno ormai superato quelli per il sistema cardiovascolare (45 euro pro capite). La spesa per questa categoria terapeutica è interamente a carico delle strutture sanitarie pubbliche (45,6 euro pro capite) e interamente determinata dall’acquisto diretto dei medicinali con una quota del tutto marginale a carico dell'assistenza farmaceutica convenzionata (3,1 euro pro capite).
Questo fenomeno impone oggi la prioritaria necessità di pensare e identificare formule che permettano:
- di contemperare l’universalità del diritto alla salute con la sostenibilità economica del SSN,
- di aumentare l'attrazione di investimenti in ricerca e sviluppo sul territorio nazionale,
- di ottenere la massima condivisione dei rischi tra utilizzatori e produttori.
L'innovazione farmaceutica pone nuove sfide alla futura sostenibilità della spesa in ambito sanitario imponendo la necessità di identificare formule e modelli economicamente sostenibili in un contesto di risorse limitate e di continuo incremento del costo dei farmaceutici.
I farmaci peraltro, pur rappresentando un costo salato per i conti del SSN, rappresentano una importantissima risorsa per i conti del Paese.
In Europa l'Italia è seconda solo alla Germania per valore della produzione farmaceutica pari a 29 miliardi (in crescita del 5,3% tra il 2009 e il 2014), con 63.000 occupati diretti e un indotto di 65.000 addetti.
L'industria farmaceutica è inoltre la prima per investimenti in ricerca e sviluppo con una intensità più che doppia degli altri settori a medio/alta tecnologia. Nella farmaceutica sono impiegati circa 6.000 ricercatori, con investimenti superiori a 1,3 miliardi. Il settore è tra quelli che stanno trainando maggiormente la fuoriuscita dalla crisi del manifatturiero italiano. Le esportazioni farmaceutiche sono cresciute del 71% tra il 2009 e il 2014, quasi il doppio della crescita complessiva dell'export manifatturiero, arrivando a rappresentare il 4,5% delle esportazioni totali del Paese con un saldo fortemente positivo nella bilancia commerciale. In questa prospettiva appare urgente lo sviluppo, non solo a parole, nella cultura e nell'organizzazione del SSN, di una governance complessiva che comprenda farmaci, dispositivi, ricoveri, personale ecc, passando da una logica a silos ad una logica di gestione integrata. Ciò a partire dal livello nazionale dove è opportuno un ripensamento degli attuali ruoli e responsabilità di AIFA, AGENAS e Ministero della Salute, a quello regionale e locale.
L’impatto dell’innovazione deve essere valutato economicamente ma anche considerando gli effetti (anche di risparmio) sul costo e sul valore complessivo dell’intero percorso diagnostico-terapeutico assistenziale (PDTA). Di qui una ridefinizione del concetto di “innovazione” che tenga conto delle priorità nell’allocazione delle risorse e le accompagni e supporti con appropriate motivazioni, criteri di scelta espliciti, trasparenti e misurabili, analisi delle implicazioni economiche e, possibilmente, ridefinisca il massimo rapporto tra costo ed efficacia (threshold).
Le manovre susseguitesi in questi anni, tradottesi per lo più in tagli, sono state poco lungimiranti e non hanno tenuto conto degli effetti sulle dinamiche di lungo termine. Spesso i risparmi stimati dai tagli “sono stati sopravalutati” generando spirali aspettativa-fallimento che hanno complicato la ricerca di soluzioni efficaci.
Forse è utile oggi, più della ripetizione di manovre che hanno ormai il fiato corto, uno sforzo congiunto che veda Governo e aziende convergere sull’obiettivo di garantire la sostenibilità dell'intero sistema e prevenga il prevalere della frammentazione del sistema in ottiche esclusivamente difensive.
Segreteria organizzativa Project & Communication
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